Spesso, nascoste nelle pieghe di questa complessità, in storie lontane di generazioni passate, in non detti su cui si è costruita una quotidianità rodata, in lealtà profonde e importanti si nascondono le reali cause della difficoltà ad accettare il cambiamento. Neppure i sintomi più eclatanti e potenzialmente più “semplici” da diagnosticare sono realmente quello che sembrano ed anzi coinvolgono spesso una rete ben più ampia e complessa di relazioni e pensieri.
I cambiamenti veri sono complessi, necessitano di tempo, di reale condivisione e di pazienza.
Il “problema” spesso è solo la punta di un iceberg che crea il malessere per indurre al cambiamento e permette di entrare nella complessità di un sistema (individuo, coppia o famiglia che sia).
Il terapeuta è una figura professionalmente pronta a contenere la complessità della sfera emotiva e relazionale.
Egli infatti, attraverso la sua pratica
- aiuta ad allargare la visione là dove nel tempo si sono create distorsioni o chiusure;
- aiuta a collegare e a permettere il dispiegamento della complessità insita in noi e nelle nostre relazioni;
- sa proporre sperimentazioni alternative di condivisione (esperienze correttive) che successivamente possono essere trasportare nella propria vita reale;
- ha il compito di creare un contesto che permetta un reale spazio di pensiero e di attenta e paziente osservazione rispetto alle possibilità di individuazione di ciascuno -individuo, coppia o famiglia che sia.
Questo passaggio permette a tutti di prendere coraggio e di non rinchiudersi unicamente nello spazio rassicurante della famiglia (e anche in quello del conflitto che, per quanto doloroso, è però molto prevedibile e sicuro), ma di allargare lo sguardo.
Il figlio ha così potuto “prendere il volo” ed i genitori hanno potuto guardarlo con orgoglio…Orgogliosi finalmente di sé stessi.
La storia di Alessio
(nome di fantasia)
Alessio è un giovane ragazzo molto maturo e responsabile per i suoi 20 anni. La sua vita è un turbinio di impegni e progetti per il futuro.
Ultimamente ha però iniziato ad avere alcuni episodi di attacchi di panico.
Dopo qualche incontro mi confida – quasi casualmente – che da qualche anno gli è stata anche diagnosticata una malattia autoimmune. Piuttosto seria, ma di cui parla poco volentieri e che nasconde ai più (spesso anche a sé stesso) proprio per la sua giovane età. Ha voglia di pensare ad altro!
È solo con il tempo che, lentamente, attraverso lo spazio della psicoterapia e la relazione che si è creata tra noi, Alessio riuscirà a “rallentare” il suo ritmo e a far emergere l’altra metà del suo mondo, quello sommerso e nascosto, che però è minato dal profondo. Un rapporto inesistente con un padre fortemente sofferente (oramai fuori dalla sua quotidianità) ma molto presente nella sua mente attraverso l’idea di poter essere “cattivo” e “matto” come lui e, di conseguenza, un’infanzia in cui si è sentito forte nell’essere il protettore della mamma.
Un’immagine di sé molto variegata e complessa che ha richiesto tempo, relazione, costruzione di pensieri e sensazioni differenti (forse la follia dice anche qualcosa di importante; forse non è vero che nelle relazioni devo essere unicamente tutto di un pezzo) per poter far emergere quella di un giovane uomo meno rigido e spaventato nella vita, capace di prendersi cura anche i suoi aspetti più fragili e delicati.