Come lavoro

“Una vera maturazione non può tener conto del tempo”

Hetty Hillesum

Nel mio modo di pensare è molto importante l’incontro con l’Altro.

Immagino che chi arriva da me arrivi con un dolore, un malessere, con delle domande e con dei pensieri.

Il mio primo punto di partenza è quello di poter mettere a disposizione uno spazio, un tempo e delle competenze per poter guardare e capire insieme il problema.

Una dimensione “con un tempo” e ugualmente “senza tempo” dove depositare la realtà che si vive e tutti i pensieri e i timori che la possono accompagnare.

Un luogo fisico e di riflessione in cui il vostro mondo possa incontrare la mia attenzione e il mio ascolto professionale e umano. Ascoltare il dolore, rispondere alle domande, permettere lo sviluppo dei pensieri.

Tre incontri sono, nella mia pratica, il tempo che necessita questo passaggio e che permette di conoscere la situazione nella sua complessità. Questo è un buon tempo per voi per raccontarvi ed è un tempo che aiuta me, durante il terzo incontro, ad offrire una restituzione più possibile completa ed esaustiva.

La restituzione contiene una eventuale proposta di terapia (possibile solo dopo l’incontro e la valutazione reale del problema/bisogno o un’eventuale invio ad altri contesti) e un’intenzione di lavoro specifica da valutare insieme.

Solo allora si può partire per un viaggio insieme.

Solo quando si vede la montagna si può decidere se e come scalarla e se farlo insieme, passo dopo passo.

Il mio ruolo sarà quello di identificare e rimuovere ostacoli, quello di suggerire strumenti, di mantenere la mappa ben aperta e talvolta quello di permettere di sorvolare dall’altro la montagna…ma soprattutto considero il mio ruolo nei termini di chi condivide fortemente il senso e l’importanza di questo viaggio -anche nei suoi termini di fatica, paura e di conquista.

Un viaggio non inteso come semplice avanzamento verso una meta da raggiungere, ma inteso, piuttosto, come un percorso di sempre maggior consapevolezza e coscienza di sé (e dell’eventuale problema).

Solamente questa operazione permette realmente di centrarsi e di ritrovare la propria chiara direzione nella vita, negli affetti e nelle proprie potenzialità.

Penso che chiunque sia in grado, se aiutato e sostenuto in un percorso di reale incontro e comprensione delle difficoltà attraversate, di poter trovare dentro di sé e nella propria storia le risorse per farvi fronte.

La montagna è la metafora di come spesso appaiano le difficoltà.

Il viaggio testimonia il percorso attraversato e condiviso.

La visione che si gode da lassù e la condivisione del tempo e della strada del viaggio – attraverso una relazione di aiuto significativa e declinata, di volta in volta, nelle tonalità adeguate – permette di rientrare nella propria vita più sicuri, più confortati, rafforzati da una visione più nitida e con una capacità di trasformazione da trasportare nel proprio presente e nel proprio futuro.

Si è capaci di affrontare la montagna ma, soprattutto, si diventa capaci di capire e affrontare la vita, le relazioni, le emozioni, le paure ed i desideri in un modo nuovo: il vostro.